Il filo rosso
- PD Ponte Milvio
- 28 nov 2024
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 20 ago

Schlein nella Sezione che fu di Berlinguer
La Segretaria accolta dagli applausi dei militanti a Ponte Milvio tra poesie, nostalgia e speranze
"Già all'epoca si parlava di sanità, casa, salari: oggi stiamo provando a ricostriure quel profilo"
Il racconto
di Francesca Schianchi
L'hanno preparata a modo, la sezione Pd di Ponte Milvio. Pardon, il circolo, ché anche le terminologie sono cambiate in questi quarant'anni senza Enrico Berlinguer.
Epperò ieri sera, per l'inaugurazione della mostra fotografica su di lui, qui, nei locali che ha frequentato per anni come un iscritto, sembra di tornare proprio ad allora, alla sezione del Pci con Marx e Gramsci alle pareti, le prime pagine dell'Unità, sembra di vederla ancora l'aria opaca di fumo e il poster a colori di Stalin rimosso dopo accesi dibattiti tra gli iscritti, nei ricordi delle tante teste canute che quello straordinario compagno di partito lo descrivono con tenerezza, e infinita stima, «da segretario di questa sezione tra il'77 e il'79 ho avuto l'onore di consegnargli la tessera firmata da me», sospira Giovanni Carapella.
Da un anno e mezzo a guidare il circolo è Giovanni Cerrina, un 27enne orgoglioso del suo impegno «guardi guardi, ci sono anche dei giovani», non tanti ma è vero, qualcuno c'è che ieri ha preparato tutto a modo per l'arrivo della segretaria Elly Schlein, il buffet, gli interventi, tanta gente ad aspettarla nelle sale anguste e persino una poesiola a lei dedicata affissa al portone, «c'ha riportato er Piddì nella sinistra, tra chi lavora e nun po'mai fa festa».
Arriva in ritardo tra gli applausi e i «brava» di chi la aspetta fuori, mentre sta parlando Ugo Sposetti, storico tesoriere del Pci e creatore della mostra su Berlinguer che, snocciola le cifre, ha attirato 65mila visitatori a Roma, 35mila a Bologna e ora parte per Sassari e Cagliari: «Scusa segretaria, hanno dato la parola a me mentre ti aspettavamo e io ho fatto l'intervallo, praticamente la pubblicità».
Scherza prima di cederle la parola, prima di dirle che chissà, forse lei, 39enne dal curriculum politico eccentrico che non avevano visto arrivare, non se lo sarebbe aspettato di avere il sostegno di un uomo di partito come lui: «No, Ugo, non mi meraviglia affatto, perché c'è un filo rosso che ci unisce, noi da voi abbiamo imparato».
Tutto intorno le foto di Berlinguer, i tanti che lo ricordano in questa stanza, quando già era segretario nazionale ma veniva a seguire il congresso di sezione, seduto vicino alle scale, senza intervenire ma sempre in ascolto: «Già all'epoca si parlava di sanità, casa, salari: oggi stiamo provando a ricostruire un profilo chiaro che stia in mezzo alla gente e ai suoi bisogni, a partire dai fondamentali scritti in Costituzione», predica Schlein.
C'è un clima di malinconia, di rimpianto per quello che è stato e non tornerà «non sarà mai più il tempo delle piazze sterminate che vediamo in queste foto», riconosce la segretaria nel suo veloce intervento tra i tanti che erano iscritti quarant'anni fa ma persino tra la ragazza che prende la parola a nome dei Giovani democratici e sospira «io purtroppo non ho vissuto quegli anni».
Ma Schlein prova a interpretarla, questa nostalgia, per rassicurare tutti che sì, «se oggi ci troviamo in questa situazione, con questa destra, è perché siamo mancati anche noi» ma da quella storia, che è almeno un pezzo della storia del Pd, «dobbiamo prendere esempio».
Gli occhi di Berlinguer la segretaria li ha voluti qualche mese fa sulla tessera del Pd, «un omaggio e una grande responsabilità»; a Padova, in quella piazza della Frutta in cui il leader del Pci pronunciò il suo ultimo discorso prima del malore che lo portò alla morte, ha voluto chiudere lo scorso 7 giugno la campagna elettorale delle Europee.
«Un anno fa se mi chiedevano come stai dicevo: mejo der Piddì. Ora ci siamo ripresi, Schlein è brava, ma serve un gruppo dirigente più forte», commenta un vecchio iscritto.
«E più attenzione ai diritti sociali», si accoda un altro.
Lei sembra sentirli, là in fondo in piedi in una stanzetta al limite della capienza quando comincia a piovere e chi ascoltava da fuori prova a entrare: «I diritti sociali e civili vanno insieme sembra rispondere in diretta la sinistra è stata un po' latitante ma stiamo tornando.
A noi spetta l'arduo compito di stare sempre in mezzo alla gente e ascoltarne anche la rabbia, siamo qui per ricucire le fratture».
Nella sala ascoltano attenti, ogni tanto un applauso.
«Se ricominceremo a parlare delle questioni di cui parlano a cena le persone dopo 14 ore di lavoro malpagato, allora ricostruiremo questo filo».
Battono le mani e ci sperano, qui, di ritrovare il bandolo di quel filo rosso.
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